NANGA PARBAT, UNA SOLITARIA PER NARDI

Nanga Parbat, Nardi tenta l’impresa

Il Nanga Parbat, 8125 metri
Daniele: “Mi sono allenato facendo nuoto in apnea. È un test”

E alla fine Daniele Nardi restò solo. L’alpinista di Sezze Romano (Latina), 36 anni, partirà il 27 dicembre per il Nanga Parbat, la montagna più grande della Terra che raggiunge gli 8125 metri. Obiettivo, prima salita invernale lungo il versante Diamir, lo stesso che ha respinto a gennaio lo sfortunato tentativo di Simone Moro e di Denis Urubko, che non hanno mai avuto una finestra di bel tempo, soltanto un susseguirsi di bufere. Nardi avrebbe dovuto aggregarsi alla spedizione «Jasmine» con americani, ungheresi e romeni, ma è stata annullata. «Pace, io ho i permessi e sono preparato, vado con due alpinisti pakistani». Preparazione singolare, quella di Nardi che ha all’attivo quattro ottomila tra cui anche il Nanga Parbat, versione estiva, lungo la stessa via del Diamir che tenterà verso la fine di gennaio. Spiega: «Ho fatto tanto nuoto in apnea». Scusi? «Alle alte quote il problema è la difficoltà di respirazione, la mancanza di ossigeno insomma. Non so se questo mio allenamento mi sarà utile, è un test. Vedremo». Per due mesi l’alpinista venuto dal mare ha nuotato e fatto allenamenti di respirazione accompagnato da una specialista, la campionessa italiana di apnea Ilaria Molinari. Ha imparato a utilizzare l’ossigeno immagazzinato laddove non c’è modo di aggiungerne ai polmoni, sott’acqua. «Mi sembra di aver imparato», dice con una certa prudenza. E con umiltà aggiunge: «Affronto questa spedizione con timore reverenziale. Non soltanto perché il Nanga Parbat rappresenta mito e storia dell’alpinismo, ma perché ho avuto modo di conoscerne le difficoltà e l’ambiente più che severo quando nel 2008 ho raggiunto la vetta seguendo la via Kinshofer». La stessa che seguirà a gennaio, sulla sinistra della grande parete Nord-Ovest. Ha un sogno Nardi che svela con tanti interrogativi da risolvere una volta che sarà giunto al campo base. «Sarebbe fantastico se potessi risalire la via centrale, lungo i ghiacciai percorsi dai fratelli Reinhold e Gunther Messner nel 1970. Fu una discesa terribile e Gunther morì in una valanga». Con Daniele ci saranno i pakistani Alì Mohammed e Assan, conosciuti durante la sua salita al K2. Alpinisti con esperienza sulle montagne di casa. Spedizione in stile alpino, molto leggera. Con loro due cuochi per il campo base e un cineoperatore-alpinista, Federico Santini. «Credo – dice Nardi – che Federico potrà accompagnarci per un lungo tratto, ne ha la capacità». Nella grande catena del Karakorum ci saranno altre due spedizioni, ma tutte ridimensionate per problemi di finanziamenti. Una sarà sul versante opposto al Diamir, l’immensa parete Rupal, che fu salita per la prima volta dai Messner nel 1970. Sarà un team polacco guidato da Tomasz Lackiewicz. Polacchi anche al broad Peak, Ottomila vicino al K2. Il loro leader è un grande pioniere delle invernali in Himalaya, Krzysztof Wielecki, che nel suo curriculum ha le prime salite invernali a Everest, Lhotze e Kangchenjunga.

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